SPECIALE

Speciale transizione organizzativa

Mentre l’Italia si prepara al post-elezioni, resta la necessità di alzare lo sguardo.

Speciale transizione organizzativa

La sensazione che nessuna “transizione” possa essere compiuta senza affrontare quella organizzativa è presente in ogni momento in cui pensiamo al futuro, non solo quello delle aziende ma anche quello dei progetti, della gestione del Pnrr e, in generale, della visione della quale ci doteremo.
Sì, il lavoro è un tema. Un tema che riguarda le persone.

Siamo arrivati di certo troppo tardi a porci domande importanti sulla sostenibilità dei nostri modi di produzione e di consumo.

La transizione ecologica ed energetica è diventata un tema davvero rilevante nell’opinione pubblica solo da qualche mese, da quando il costo per il pianeta si è tradotto in un aumento generalizzato delle bollette di luce e gas. Abbiamo sottovalutato i segnali e i numeri che, pure, erano chiarissimi. La politica italiana ha scoperto la rilevanza dei temi ambientali nel momento in cui ha potuto usarla strumentalmente come argomento di campagna elettorale.

I segnali dell’urgenza di ripensare il lavoro, il suo significato per le persone, per le aziende e per le comunità, sono altrettanto evidenti.

L’esperienza della pandemia da Covid 19, l’ondata di dimissioni di massa che ne è seguita e la grande incertezza delle settimane in cui scriviamo questo righe hanno reso più evidenti le ragioni per cui la transizione organizzativa diventerà sempre più necessaria.

Abbiamo letto i programmi, ne abbiamo parlato, c’è del buono da tutte le parti.
Ma quel che ci aspetta – quest’anno e i prossimi – chiede qualcosa in più della promessa elettorale. Kopernicana lavora con le aziende italiane, perché queste mantengano il successo diventando sempre più flessibili e adattabili alla trasformazione che l’ecosistema impone.

In una burocrazia, l’individuo è uno strumento dell’istituzione per produrre un risultato. Questa semplice constatazione svela profonde implicazioni per le persone. Il massimo valore per un’organizzazione di questo tipo è la conformità; massimizzare la conformità delle persone al sistema significa produrre collettivamente più risultati, generare maggiori output.

In una umanocrazia è l’organizzazione a essere strumento nelle mani della persona affinché generi un maggiore impatto.
Qui “l’obiettivo è massimizzare il contributo, non la conformità”, tutto è orientato ad un outcome invece che a degli output: l’iniziativa personale è il centro propulsore di un’organizzazione protesa verso uno scopo.

La scorsa settimana la mia nipotina ha cominciato la prima media.
Il primo giorno di scuola gli insegnanti hanno chiesto a lei e ai suoi compagni, ragazzini di 11 anni – dopo aver chiesto loro di comprare il diario stampato dalla scuola stessa – di prendere una squadra e tracciare una riga a 6 quadretti dal bordo di ogni foglio. Recto e verso.

La storia della mia nipotina mi è sembrata una buona approssimazione di quello che spesso e volentieri accade nelle nostre aziende.
In pratica, nel mondo che abbiamo costruito la relazione con il superiore, con il responsabile è basata sul farsi dire cosa fare. Spesso cose che hanno un’utilità totalmente soggettiva, che funzionano (o che hanno funzionato, nel passato) per il responsabile. Sono ancora sensate, applicabili, oggi?

Sul crinale del cambiamento, non si è mai del tutto pronti. Eppure la nostra Specie di trasformazioni abbastanza radicali ne ha affrontate parecchie. Ma è come se ogni volta ricominciasse da capo.

Ma siamo ancora in tempo per una trasformazione organizzativa?
La risposta è e contiene però una piccola postilla antropologica piena di speranza per la nostra Specie: c’è ancora tempo perché qualcuno ha iniziato prima, ha tracciato la strada, ha capito dove si annidavano i pericoli, ha corretto gli errori, ha parlato con altre “tribù”, ha stretto alleanze, si è confrontato, ha rielaborato modelli.

Abbiamo chiesto a Matteo Sola, Partner di Kopernicana, di raccontarci cosa vede dal proprio punto di vista privilegiato.

Matteo è HR manager, formatore ed esperto di digital HR transformation. Si è occupato soprattutto di formazione come strumento di change in contesti di digital e management transformation, specializzandosi in employee experience e agile HR. È coinvolto nella faculty dell’Università Bicocca di Milano, della 24Ore Business School e contribuisce come expert ai contenuti della community “Radical HR”. È autore con Francesco Frugiuele di “OKR performance”, il primo testo italiano sugli OKR, edito da Ayros nel 2021

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