L’energia mascolina di Zuckerberg e l’emoji Schiaffo Virile

venerdì 4 aprile 2025

8 minuti

L'energia mascolina di Zuckerberg e l'emoji Schiaffo Virile

(Ridateci Mark in ciabatte)

Tra jujitsu, caccia al cinghiale e virilità d’ufficio, Mark Zuckerberg rilancia l’idea che alle aziende serva più “energia mascolina”. Un ritorno all’aggressività manageriale che, tra strip in tutina baby blue e podcast marziali, solleva più di un interrogativo

Iscriviti alla nostra newsletter

cliccando su ‘invia’, accetti la nostra privacy policy

Da qualche giorno le grandi aziende europee che lavorano con gli USA, e che in particolare partecipano a grandi progetti che coinvolgono le istituzioni, stanno ricevendo una comunicazione dall’ambasciata locale.
Si richiede di certificare che non ci siano politiche DEI attive, e – se ci sono – di giustificarne l’esistenza. Questa “giustificazione” sarà attentamente vagliata dagli studi legali che assistono il governo a stelle e strisce.
Allora la memoria è andata alla celebre intervista che Mark Zuckenberg ha rilasciato nel mese di gennaio al podcaster Joe Rogan. La ricordate, vero?

Zuckerberg scatenato

Devi accettare i cookie per poter vedere i video

Iscriviti alla nostra newsletter

cliccando su ‘invia’, accetti la nostra privacy policy

Signore e signori, entrino i popcorn

Allora, Mark ci spiega di essersi buttato mani e piedi nel jujitsu, di essere andato a caccia, di aver sviluppato un “collo taurino” necessario, cito testualmente, per proteggere il cervello dai colpi: e queste cose gli hanno fatto capire che le aziende sono “emasculated”.

Mi è chiaro che l’host del podcast – Joe Rogan – lo capisse benissimo: io invece sto ancora cercando di capire il nesso biologico tra la massa del trapezio e la stabilità cerebrale.
A un certo punto confessa che scoprire il mondo marziale è stato come «accendere una parte di sé». Beato lui che ha trovato l’interruttore. E visto che era tutto più chiaro, ha capito che “è come se la cultura aziendale fosse diventata troppo “neutered” (che più che neutra vuol dire neutralizzata) e ci servisse un po’ di aggressività in più”.
Peccato che “aggressività” sia un vocabolo che – in tempi di bullismo e di contromano vari alla rotonda dell’inclusività – fa il rumore che fa un T-Rex in un negozio di cristalli. Ma lui la spara con la gioia e l’inconsapevolezza di un bambino che rompe i bicchieri a tavola gridando “Mamma guarda! sono cintura nera!”. 

Dopo aver rotto piatti e bicchieri, ci spiega che questa faccenda dell’ “energia mascolina” gli s’è rivelata un po’ sì, con il jujitsu, ma soprattutto andando a caccia.
Ebbene sì, a caccia: di cinghiali. No, non con il fucile. Con arco e frecce.
E signori miei, quando tiri una freccia per seccare il cinghiale, se non hai allineato tutti i chakra e il respiro con la linea del collo niente, non ce la fai eh. A seccarlo, intendo.

Insomma: da gennaio mi son fatta sto viaggio con l’immagine di Mark con arco, frecce e berretto mimetico, tutto mascolino, mentre respira profondamente cercando di allineare arco frecce collo e respiro, e riflette su come salvare la civiltà e l’economia occidentale a colpi di virilità.
Poi a fine febbraio ha tirato fuori l’imitazione di non so quale cantante, in tutina attillata azzurra scintillante, per il compleanno della moglie. La moglie, lei, rideva a crepapelle. La mia immaginazione invece ha subito un colpo pesantissimo.

Arco e frecce ma anche...

Devi accettare i cookie per poter vedere i video

la tutina azzurra scintillante!

Io stavo qui a parlare di lui, delle imprese neutered ed emasculated, e lui si esibisce in lurex e lustrini baby blue e un paio di occhialoni anni sessanta dopo uno strip tease che manco in Full Monty.

Insomma, sarebbe quasi tenera tutta sta confusione sopra quel bel collo taurino, se non fosse che parliamo di uno che influenza (bontà sua) le abitudini di comunicazione di un miliardo di persone. 

Nel frattempo, un altro Mark, anzi 12 (giusto per restare in tema di mascolinità) vanno in pellegrinaggio sulle rive del Narmada, in India, per esplorare il proprio lato virile e le proprie ferite generazionali. “The Walk” (che potrebbe diventare un documentario su Netflix) è un evento per 12 uomini che affrontano un cammino di 8 giorni sul fiume Narmada in India per conoscere meglio se stessi: 12 uomini “qualunque” – provenienti da ogni estrazione sociale e da diverse parti del mondo, sia occidentale che orientale “per fare quello che le business school non sono riuscite a fare in tema di leadership”. Solo con gli uomini.

Esperienza personale: una decina di anni fa, sono entrata a far parte di un’entità internazionale con base in India, che organizza il Women Economic Forum. Una piattaforma che riunisce decine di migliaia di professioniste, imprenditrici, lavoratrici davvero da ogni parte del pianeta. Per dirvi: non esattamente uno di quegli appuntamenti con dei maschi bianchi in giacca e cravatta. Io col mio tubino nero ero in assoluto quella più triste di tutte. Donne di tutti i colori e di tutti i costumi, mi sono sentita per la prima volta come probabilmente si sente un uomo ad un incontro del World Economic Forum: per la prima volta in mezzo a pari. A pari per davvero. A gente che va a lavorare, tutti i giorni, e ci va con le mestruazioni, con le vampate della menopausa, che deve spiegare due volte di più per farsi prendere sul serio, che se non è truccata è sciatta e se non è filiforme è una chiattona inchiavabile (cit.), e che soprattutto ancora non sta dove gli uomini stanno comodi da secoli.
Sapete cosa mi hanno commentato gli amici maschi? “certo che se si organizzano cose solo per parlare tra voi donne, è settario, è come creare un ghetto”.

12 Mark in cammino

Prima non se ne erano accorti, quando era tutto solo per uomini.

Come il cammino / viaggio interiore per soli portatori di pene di cui parlavamo poco fa – assolutamente “non settario” – che offre ai soli maschi “l’opportunità di abbracciare la vulnerabilità con un’autenticità potente e di svelare la realtà condivisa dell’essere uomini”. La via del maschile maturo è questa.

Si cammina, si esplora il significato dell’essere un uomo nel mondo di oggi, si risanano ferite personali e generazionali, ci si assume la responsabilità del proprio dolore e della propria rabbia, si perdona chi deve essere perdonato, si scopre il proprio scopo più profondo, si ritrova la gioia e la risata (addirittura) e si giunge a una vera realizzazione nella vita”. 

Mi viene da lanciare un messaggio a Mark: fai così, unisciti anche tu, così scopri la sacra responsabilità della tua rabbia, rinsavisci spiritualmente e torni a casa a salvare matrimonio e pure le famiglie di tutto il mondo iscritte a facebook. 

Non conoscevate le camminate (o i ritiri) assolutamente vietati alle donne? Ma allora dobbiamo conoscere l’European Festival of Brotherhood.

Un evento epico. Quattro giorni di “risate, gioia, serissima stupidità, cruda tenerezza, onestà brutale”. E tanti attributi. Perché (cito) “gli uomini guariscono con gli uomini”. E vabbè. 

Festival per soli uomini

Energia mascolina

Ma torniamo a noi, perché in questi mesi si è parlato di DEI (Diversity, Equity, Inclusion), con aziende che pare si stiano affrancando – o dissociando – dalle politiche d’inclusione, quasi fosse una moda passata. E infatti, ecco che le news ci mostrano decine di manager col testosterone a mille che, come un Mark qualsiasi, annunciano: “Avete rotto, troppa inclusione, troppa gentilezza, troppo politically correct! Torniamo a sbattere i pugni sul tavolo!”
E qui mi domando: ma esattamente cosa sarebbe questa fantomatica “energia mascolina” da reintrodurre nelle imprese? 

L’energia femminile la conosco da una cinquantina d’anni, e per me è caratterizzata da quello spirito che nella sua giornata mi spinge costantemente trovare il punto di incontro tra il ho un crampo al basso ventre che vorrei spaccarti la faccia, sono abbastanza ben educata da non spaccarti la faccia perchè siamo in un contesto lavorativo, gli ormoni del ciclo mi fanno essere nervosissima e permalosa, non ti farò una scenata perchè sei il mio capo anche se ne sai meno di me (ma sta cosa che ne sai meno di me mi perseguita anche quando faccio il bucato a casa), l’equilibrio sui tacchi, il prurito agli occhi che non posso grattare per non sbavare il mascara e fare la figura della sciatta tutto il pomeriggio, il devo passare dal supermercato tornando a casa perchè se non ci penso io non ci pensa nessuno, faccio la lista della spesa mentre finisco quel power point, quel progetto, quel documento perché abbiamo la riunione dopo… e non parlo di quel che pensano quelle che hanno figli.

E nonostante questo “stream of consciousness” costante e – diciamolo – estenuante, i dati ci dicono che questa “energia femminile” è più produttiva e redditizia di quella maschile. (Figurati se non dovesse pensare a tutta sta roba!)

Però vogliamo “aggressività” in azienda: per poter restare in ufficio fino alle undici di sera, ignorando mogli, mariti, figli e pesci rossi? O perché vogliamo le scenette da vecchio film anni ’60 con la segretaria “allietata” dal capo che la chiama “bambolina”? Oppure perchè le quote rosa possano finalmente portare il caffè coi biscottini e prendere gli appunti alla riunione?
Spero di no, i collant velati mi fanno orrore, e non sopporto i tacchi tutto il giorno, figuriamoci se mi trucco.

Poi ci domandiamo come mai la Generazione Z se ne pippa dello “spirito di sacrificio” che ci hanno inculcato a noi della Generazione X – e alla quale non abbiamo avuto mai la forza di ribellarci.
Ma perché mai dovrei passare la maggior parte della mia vita attiva in un clima aggressivo, in cui star sempre sulla difensiva, per uno stipendio discutibile? (perché diciamocelo, se mi devono passare sopra con il caterpillar, almeno che mi paghino per farlo). E perché perpetuare limiti che sono solo culturali, tradizionali, scritti da nessuna parte?

Ma perché mai dovrei passare la maggior parte della mia vita attiva in un clima aggressivo, in cui star sempre sulla difensiva, per uno stipendio discutibile?

“Masculine Energy for Dummies”

Tra l’altro, il maschio medio con cui lavoro è più emotivo di me e ha reazioni “di pancia” che manco un’adolescente al primo heartbreak. Dunque, adesso se devo associare “emotività” a un genere, ormai la lego a un collega uomo, non alle mie amiche. (ora non offendetevi eh).
Magari è questa la “mascolinità matura” di cui parlano i pellegrini del fiume Narmada?

Insomma, se ci fosse un bel PDF su “Masculine Energy for Dummies” me lo stamperei in copisteria, perché sto ancora cercando di interpretare il messaggio. Se è la scusa per tornare alle vecchie dinamiche “command & control”, con una bella gerarchia disfunzionale piena di manager, minimanager, micromanager, ordini secchi, scatti di nervi e “Domani abbiamo la consegna e (piuttosto che assumermi la responsabilità di dire che non avevo abbastanza risorse, piuttosto che assumermi la responsabilità del ritardo, piuttosto che assumermi la responsabilità di decidere di non fare questa cosa) restiamo in ufficio fino a notte (tanto a casa coi bambini ci sta qualcun altro), no grazie. 

Sapete che c’è, è tutta una questione di marketing. Nessuno in Europa ha perso il lavoro – o gli è stato negato – perchè in azienda sono state accolte donne, minoranze, disabili. 

Il jujitsu – o più probabilmente un altro tipo di violenza, a forma di costrizioni fiscali e sconti su ben altro – ci ha fatto scoprire la via della forza, ottimo.
A noi basterà chiamare i progetti che prevedono l’inclusione in un altro modo – concordiamolo, dai. Propongo JJP, “JuJitsu Project” – e comportarci con il sano senso del limite e soprattutto con il non avere sbatta, che ci è caratteristico.

Spero che Mark ci avvisi quando su Facebook arriverà la reaction “Schiaffo virile” per approvare la mascolinità dei post.
Nel frattempo aspetto l’invito ufficiale a un Festival della Brotherhood in Umbria, in Olanda, o su Marte, dove convincermi che l’energia maschile è la chiave del futuro e la DEI è un pericoloso intralcio.
Ci andrò con la mente aperta (e se mi esercito bene, col cervello protetto) e con la speranza di capire se, alla fine, ciò che manca alle nostre aziende perché siano più produttive è davvero un uppercut di mascolinità.

Spero che Mark ci avvisi quando su Facebook arriverà la reaction “Schiaffo virile” per approvare la mascolinità dei post

Altre risorse

Self Management

Per cambiare le aziende non basta cambiare i manager e i leader, bisogna evolvere le pratiche e modelli di organizzazione dei team, delle informazioni e delle decisioni, in direzione di una maggiore autonomia e indipendenza. Il self management permette alle persone

Scopri il nostro prodotto

Self Management

Per cambiare le aziende non basta cambiare i manager e i leader, bisogna evolvere le pratiche e modelli di organizzazione dei team, delle informazioni e delle decisioni, in direzione di una maggiore autonomia e indipendenza. Il self management permette alle persone

Scopri il nostro prodotto

Self Management

Per cambiare le aziende non basta cambiare i manager e i leader, bisogna evolvere le pratiche e modelli di organizzazione dei team, delle informazioni e delle decisioni, in direzione di una maggiore autonomia e indipendenza. Il self management permette alle persone

Scopri il nostro prodotto