Sembra che negli ultimi 100 anni di cose ne siamo cambiate tante. Talmente tante da sembrare che siano cambiate tutte. Tutte tranne una, con certezza: l’organigramma aziendale. Nostalgico si presenta come le vecchie canzoni di Gino Paoli le sere d’estate a ricordo di un tempo che non esiste più.
Se la musica ha saputo rinnovarsi nel ritmo e nelle parole, le organizzazioni – e il mondo della consulenza – non possono dire lo stesso. La mia impressione è che organizzazioni e consulenza facciano eco a temi mainstream – dall’Agile all’AI, da Scrum alla settimana corta – come l’ultima soluzione alla moda ai numerosi (e complessi) problemi organizzativi senza cogliere il senso della loro destinazione finale: strumenti capaci di abilitare un percorso evolutivo che faciliti il passaggio da Organigramma a Organizzazione (più) Aperta.
Organigramma e nostalgia
Cari lettori e care lettrici,
questo pezzo non è il Whistledown e nessuna autrice vuole mettere in difficoltà l’alta società inglese portando alla luce del sole verità scomode, ma ci sono cose che è bene sapere. Motivo per cui questa autrice vi darà la sua versione dei fatti e dei principi.
Per prima cosa, dico io, quando volete iniziare a trasformare la vostra organizzazione per renderla più accessibile ed efficace scordatevi le soluzioni plug & play e cominciate a visualizzare un punto di partenza, uno di arrivo e le tappe (o le metriche) attraverso cui vi sarà chiaro che vi state muovendo nella giusta direzione. L’evoluzione organizzativa non è l’equivalente di un salto in lungo, ma la chiara espressione di quel che nell’analisi logica chiameremmo complemento di moto a luogo.
Ci serve, dunque, un punto di partenza. Una fotografia dello stato attuale per vedere come funzionano davvero le cose, quale esperienza la vostra organizzazione sta generando per le persone che la abitano. E no, nessun organigramma e nessun agente AI sarà utile per il management che non sa dove andare o che non ha chiaro come processi, procedure e modalità di collaborazione attuali intervengono sulla vita di chi sta alla base della vostra piramide organizzativa. Serve lasciare loro spazio di parola, per prima cosa.
È chiaro che la vostra autrice non può raccontare qui tutti i trucchi del mestiere, quel che mi è concesso è chiarire è solo una piccola parte di questo mondo: come ci si muove da un punto all’altro di questa tanto desiderata trasformazione organizzativa. Potrei disquisire sull’Agile o sul Design oppure su quel che li accomuna entrambi: la validazione delle ipotesi, le iterazioni e l’osservazione etnografica.
Una versione dei fatti
Tornando dunque a quel che serve per portare avanti un percorso di cambiamento, segnerei:
– un partner che non faccia promesse da marinaio, ma che sappia dirvi le cose come stanno – anche in pieno stile Whistledown
– qualcuno che dalla fotografia iniziale della vostra organizzazione sappia vedere lo spazio di evoluzione possibile per testare nuove pratiche organizzative e/o strumenti capaci di farvi muovere verso l’obiettivo desiderato e di nutrire il vostro desiderio (o la vostra necessità) di evolvere
– qualcuno che sappia dirvi come le persone hanno risposto a quella sperimentazione e quali risultati ha portato in termini qualitativi e quantitativi e che, sulla base di quei dati, sappia dirvi con estrema chiarezza se è il caso di muovere il prossimo passo in ampiezza o in profondità
– qualcuno che sappia facilitare e guidare un percorso, lasciando a voi l’onere di muovere i passi perché i tempi sono cambiati e più importante della soluzione è conquistare l’abitudine a manutenere la vostra organizzazione attraverso strumenti e buone pratiche partecipative
– un’organizzazione che dopo aver deciso di voler cambiare, faccia davvero la sua parte di lavoro mettendo mani e testa su cantieri sperimentali e diffusione delle buone pratiche validate
Il tempo della Risposta e della Soluzione è finito. Con lui è finito anche il tempo delle lunghe catene di comando e della stabilità degli scenari.
Il tempo della Risposta e della Soluzione è finito
Cari lettori e care lettrici, la vera trasformazione che vi invito a cercare è quella di accettare una trasformazione continuativa e collaborativa. Lasciate perdere le soluzioni alla moda e i trend del momento, cercate per prima cosa ispirazione, ritmo e pratiche che vi aiutino a mantenere il tempo e dialogo con i vostri bisogni e quelli del vostro mercato.
Con affetto