Decidere con coraggio e prudenza

lunedì 3 giugno 2024

7 minuti

Decidere con coraggio e prudenza

È tempo di trovare nuove sintesi tra termini solitamente contrapposti

Iniziamo con una domanda difficile: si può decidere allo stesso tempo con coraggio e con prudenza? Oggi credo non solo che si possa ma addirittura che si debba. Ancora una volta, nell’epoca della complessità la vocale E (quella che separa le due parole “coraggio” / “prudenza”) ha la meglio rispetto alla perfezione circolare della O.

È proprio questa vocale che ci invita a fare la fatica di trovare nuove sintesi tra termini solitamente contrapposti. Per fare qualche esempio, tra fisico e virtuale, vicino e lontano, orizzontale e verticale, inclusivo ed esclusivo, libertà e appartenenza, bello e utile, innovazione e tradizione, tattica e strategia, lavoro e vita. E si potrebbe continuare con numerose coppie di termini che, senza un approccio sistemico, possono spingerci a privilegiare nettamente un estremo di questi opposti.

In un contesto incerto e complesso come quello in cui viviamo ormai da tempo e che, realisticamente, non abbiamo motivo di pensare si stabilizzi in tempi brevi, l’esperienza di prendere decisioni difficili e di farlo nella nebbia è molto frequente. 

L’esperienza di prendere decisioni difficili e di farlo nella nebbia è molto frequente

Intendiamoci, prendere una decisione è sempre stato difficile, banalmente perché mentre si privilegia una delle alternative, si rinuncia alle altre.

È sempre stato difficile anche perché il momento della decisione è un momento di profonda solitudine: posso documentarmi, posso ascoltare le mie emozioni e il parere di chi stimo ma, alla fine, arriva il momento in cui mi trovo da solo o da sola a compiere un atto di volontà. Qui però considero “difficile” una scelta tra alternative parimenti valide.

Ad esempio, accetto un’opportunità di lavoro all’estero che offre un avanzamento di carriera, ma richiede di vivere lontano dalla famiglia o rimango vicino alla mia famiglia, mantenendo però una posizione lavorativa meno ambiziosa? O ancora, mi trasferisco in una grande città con molte opportunità di lavoro, cultura e divertimento, ma con un costo della vita piuttosto alto e maggiore stress oppure rimango nel mio paese e faccio una vita più tranquilla ma con meno opportunità di lavoro e intrattenimento?

In questi casi, spesso è coinvolto un conflitto di valori o di priorità personali che possono essere valutate solo con criteri soggettivi. Sono le situazioni in cui ci si trova a decidere in base a chi si vuole essere, a come si vuole stare nel mondo. Rispetto al mondo del  lavoro, è stato eclatante il caso delle dimissioni di massa (great resignation) successive alla pandemia: ha mostrato milioni di persone non più disponibili a rinunciare al proprio benessere e a svolgere attività̀ poco significative per sé, che hanno scelto di lasciare un lavoro sicuro assumendosi il rischio di non trovare un’altra occupazione in tempi brevi. L’alternativa eliminata, in questi casi, ci dà la misura di quanto siamo disposti a perdere per il guadagno che ci aspettiamo dall’opzione scelta. In queste situazioni impariamo che non sempre ci sono scelte perfette ma scelte ponderate che sollecitano il coraggio dell’autenticità e che possono raccontare molto di noi stessi.

Spesso è coinvolto un conflitto di valori o di priorità personali che possono essere valutate solo con criteri soggettivi

Avvertiamo come difficili anche tutte le decisioni per le quali non abbiamo tutte le informazioni che vorremmo, o non abbiamo tutto il tempo che ci servirebbe per analisi approfondite e spesso non c’è nemmeno nessun esperto che potremmo consultare con la ragionevole certezza di ottenere da lui la soluzione al nostro problema.
Il nostro tempo ci fa affrontare spesso situazioni inedite, che ci spingono fuori dalla zona di comfort dell’agire passato e che ci sollecitano il coraggio di ammettere che da soli non bastiamo, che un ruolo non è garanzia della correttezza della miglior scelta, che il rischio di sbagliare è alto. Le tecnologie cambiano il mondo, la crisi climatica ci minaccia, l’inverno demografico ci fa sentire un certo freddo: non sappiamo bene cosa e come fare. Ciononostante, dobbiamo decidere qualcosa. 

Conta allora avere il coraggio di prefigurare scenari, plausibili e possibili, di chiedere aiuto, di ascoltare, di delegare, di respingere le yes person tanto rassicuranti quando lo status quo è minacciato. Il coraggio si fa sempre più democratico, antieroico e contestuale, cioè un elemento da considerare in relazione al contesto specifico in cui ci si trova. 

Avere il coraggio di prefigurare scenari, plausibili e possibili, di chiedere aiuto, di ascoltare, di delegare, di respingere le yes person

Ed è così che entra in gioco la “prudenza”. Prudentia è la traduzione ciceroniana di phrónesis che può essere intesa come la pratica del discernimento. Si tratta della saggezza pratica che guida le nostre scelte aiutandoci a scegliere che cosa sia meglio fare in un determinato contesto. Per Aristotele, la phrónesis sta tra la sapienza (sophia) e abilità (téchne) e ci fa coniugare l’universale col particolare. Ad esempio, la iuris-prudentia è l’applicazione della legge a casi particolari, che crea precedenti utili per guidare decisioni future. Questa capacità di bilanciare vari interessi e prospettive temporali è un esempio concreto di come coraggio e prudenza possano essere alleati per prendere decisioni sagge. 

Quando coraggio e prudenza si alleano, la saggezza decisionale esercita la sua influenza in lungo e in largo. 

In lungo, perché ci orienta a considerare il tempo in modo dinamico. Le grosse tematiche socio-ambientali hanno reso evidente che lo sguardo miope sul tempo vicino non ha prodotto buoni risultati. “Presente” deve far rima con “futuro” e solo uno sguardo agile a lungo termine può alimentare una decisione saggia, che si allena a considerare i suoi impatti sul presente e su un domani anche lontano. 

In largo, perché una decisione saggia non è solo una qualità individuale, ma è auspicabile che sia diffusa nelle organizzazioni, dove sempre di più si promuove la capacità di prendere decisioni prosociali, attente a difendere e promuovere gli interessi della comunità. Una decisione prosociale è una scelta attenta al bene comune e alla creazione di valore non solo per l’organizzazione stessa ma anche per la collettività. Questo tipo di decisione si oppone all’egoismo individualista e all’opportunismo, favorendo invece fiducia diffusa. 

E dove si costruisce fiducia, si costruisce futuro.

Considerare il tempo in modo dinamico... difendere e promuovere gli interessi della comunità

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